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Una nuova calamità sui prezzi della benzina

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Una nuova accise sta per arrivare direttamente sul nostro “caro” rifornimento di carburante!

La stagione della crisi italiana sembra non arrestarsi, gli italiani devono arrivare a fine mese con lacrime, sangue e calamità! In un paese dove gli eventi disastrosi non sono rari il Governo decide che le eventuali sciagure saranno coperte dall’aumento delle accise regionali.

Lo prevede un emendamento bipartisan al decreto legge “Semplificazioni” approvato dalla commissione Affari costituzionali del Senato. Un automatismo a cui il contribuente non potrà sottrarsi: saranno le Regioni, colpite da una calamità, e che abbisognano delle risorse stesse, ad aumentare le accise e a sostenere il fondo imprevisti.

Grazie a questo emendamento firmato quasi all’unanimità i cittadini colpiti dai disastri dovranno anche subire il rincaro, a dimostrazione che i doveri economici vengono prima della stessa solidarietà nei confronti dei territori colpiti.

Insomma oltre al danno, la beffa, in un momento in cui è il contribuente a soccorrere lo Stato e non viceversa. E, ripensando alla posizione già espressa dalle Regioni, all’indomani della sentenza n. 22 della Corte Costituzionale relativa a quelle disposizioni introdotte dal precedente governo con il Decreto milleproroghe, il giudizio non può che essere negativo. Già il presidente della conferenza delle Regioni, Vasco Errani, lo scorso febbraio si era espresso con durezza definendo la norma “capestro”. La cosiddetta “tassa sulle calamità naturali” era stata  inserita in sede di conversione del Milleproroghe del 2011 ed era stata bocciata dalla Consulta il giorno dopo l’approvazione al Senato del Milleproroghe 2012. A sollevare il caso davanti alla Corte costituzionale erano state proprio le Regioni, come Liguria, Basilicata, Puglia, Marche, Abruzzo e Toscana.

Imporre alle Regioni di deliberare aumenti fiscali per poter accedere al Fondo nazionale della protezione civile, ne lede l’autonomia. Per non dire del controsenso per cui lo Stato, pur trattenendo per sé le funzioni in materia di protezione civile, ne accolla i costi agli organi regionali. Peraltro, osservavano i giudici, “l’obbligo di aumento pesa irragionevolmente sulla Regione nel cui territorio si è verificato l’evento calamitoso, con la conseguenza che le popolazioni colpite dal disastro subiscono una penalizzazione ulteriore”.


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